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Hedge Fund nel 2025: di cosa si parla davvero

Strategie UCITS
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In un ciclo dominato da volatilità geopolitica, compressione dei premi di rischio e smantellamento delle correlazioni storiche, il mondo degli hedge fund si reinventa.



03 Set 2025

Davide Saccone, Portfolio Manager, Head of Managers Selection & ESG


Le strategie che fino a ieri erano viste come riserva di stabilità, oggi si confrontano con una realtà in continua mutazione: dispersione estrema, nuove regole macro e l’ingresso massiccio dell’intelligenza artificiale. Ma dove stanno realmente emergendo le nuove fonti di alpha?

Il ritorno della dispersione: un paradiso per chi sa selezionare e può prendere posizioni “relative”

Il primo grande tema è la dispersione. In ambito creditizio come azionario, la distanza tra vincitori e perdenti si allarga. A trarne vantaggio sono soprattutto approcci market-neutral, spesso sistematici, capaci di sfruttare dislocazioni che sfuggono ai radar dei gestori direzionali.
I fondi quantitativi che operano su larga scala – anche con oltre 20.000 obbligazioni nel radar – riescono a costruire portafogli long/short iper-diversificati, usando segnali non replicabili: da analisi NLP sulle earnings call fino a modelli proprietari su dati di sentiment cross-asset. La dispersione oggi è il terreno fertile, e chi dispone di infrastruttura e velocità di esecuzione ha un vantaggio competitivo evidente.

Non è più il tempo del macro tradizionale (?)

Il declino dell’alpha direzionale è uno dei segnali più chiari del 2025. I fondi macro classici faticano: i cicli sono spezzati, le banche centrali hanno perso centralità predittiva e le correlazioni tra tassi, valute e commodity diventano meno leggibili.
La risposta? Le strategie macro discrezionali vengono affiancate da quelle sistematiche. Oggi si cerca valore in fratture temporanee dei mercati, nei flussi anomali o nelle inefficienze regolamentari. Alcune piattaforme hanno implementato un risk management in tempo reale basato su l’intelligenza artificiale (AI), in grado di valutare la “convexity” di ogni singola posizione in maniera rapida e del portafoglio, ottimizzando l’allocazione del capitale come se si trattasse di una rete neurale.

Credito europeo: la nuova area di interesse

Il credito europeo si sta rivelando una miniera poco esplorata. La frammentazione normativa, la carenza di operatori quantitativi e le inefficienze legate a esercizi di liability management stanno offrendo opportunità idiosincratiche su scala crescente.
In particolare, le strategie che operano su titoli distressed, leveraged loans o IG finanziari, con focus su eventi binari o catalyst legali, stanno dimostrando rendimenti interessanti. Queste operazioni richiedono analisi profonda, accesso a consulenze legali e una comprensione chirurgica della struttura di capitale. Non per tutti, ma molto remunerativo per chi sa dove guardare.

Equity europeo: ancora sottovalutato? Dipende

C’è fermento anche nel vecchio continente. Il rinnovato interesse per l’azionario europeo deriva da due driver principali: valutazioni a sconto e maggiore diversificazione settoriale rispetto agli USA. Ma attenzione: l’Europa non è un blocco omogeneo.
Le strategie long/short che hanno performato bene sono quelle capaci di leggere micro-trend demografici, cambiamenti nei consumi e flussi retail. L’arbitraggio non è più solo tra valori fondamentali, ma tra percezioni distorte, footprint geografici e bias sistemici degli ETF globali.

AI: buzzword o vero game changer?

L’intelligenza artificiale è ovunque, ma non ovunque è utile. Alcuni fondi ne fanno un uso profondamente integrato, con agenti autonomi che generano il 90% del codice operativo, ottimizzano la leva in tempo reale e automatizzano persino la compliance. Altri la trattano ancora come marketing.
Il vero impatto si vede nel middle e back office, dove l’AI consente efficienza e scalabilità. Ma nel front-end è ancora elemento di discussione, la differenza resta nella curva d’apprendimento: chi ha investito da anni (e non da mesi) ha accumulato dati, modelli e know-how difficilmente replicabili. 

Il ritorno del “portable alpha” e la fine dei benchmark?

Infine, tra gli allocatori istituzionali si assiste al ritorno in grande stile del portable alpha: separare la generazione di alpha dall’esposizione di mercato è tornato mainstream. Accompagnato dall’uso crescente di SMAs, questa evoluzione riflette un desiderio di trasparenza, controllo e flessibilità nella costruzione di portafoglio.
In un contesto in cui le correlazioni si rompono, i benchmark perdono significato e la velocità dei movimenti di mercato richiede lucidità, prontezza e capacità di cogliere segnali deboli prima degli altri, diventa fondamentale guardare anche a strategie alternative e unconstrained. Con l’introduzione degli Hedge Fund, arricchiamo ulteriormente la nostra piattaforma – già composta da soluzioni Listed, Private Equity, Venture Capital, Private Debt e Liquid Alternatives – con l’obiettivo di offrire ai nostri investitori un accesso sempre più completo e diversificato, in grado di rispondere a un contesto di maggiore volatilità, dispersione dei rendimenti e ricerca di nuovi driver di performance.
 

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